Viaggio nella storia dei due nomi per smentire un contrasto inesistente
Quando oggi si nomina l’Iran, vengono in mente parole che esprimono concetti di attualità quali “nucleare iraniano; petrolio iraniano; ayatollah iraniani”; scorrono sui nostri occhi le immagini di un uomo in tuta anti-radiazioni, Capi di Governo che annunciano sanzioni; un pozzo di petrolio, un barile a 100 dollari; anziani uomini seri con la barba lunga e il turbante.
Se invece si nomina la parola Persia, ecco che compaiono le idee di “Impero Persiano; tappeto persiano; gatto persiano”: cos pensiamo a Ciro il Vecchio che liber gli Ebrei dalla deportazione in Babilonia, per poi ricordare le sconfitte di Dario e Serse da parte delle p leis greche, e la conquista di Alessandro di Macedonia; vagheggiamo i motivi floreali e i medaglioni dei tappeti che arredano i migliori salotti; immaginiamo un felino dal pelo molto folto.
Si pensa all’Iran e alla Persia come se fossero due realtà distinte, a ognuna delle quali appartengono diversi aspetti, diverse storie: all’Iran e all’aggettivo iraniano si associano tematiche d’attualità e diffidenza; alla Persia e all’aggettivo persiano si riconduce un’idea di fascino e storia. Inconsciamente si assegnano due valenze diverse alla stessa terra, allo stesso popolo, come se Iran e Persia fossero le due facce della stessa medaglia.
Riflettendoci bene, studiando la storia, ma soprattutto la geografia, o aprendo un atlante o un’enciclopedia, ci si ricorda che si tratta del medesimo Stato. Ma non basta a risolvere la differenza di idee sull’Iran rispetto alla Persia e viceversa. Alcuni sono convinti che l’Iran si chiamasse Persia fino alla rivoluzione del 1979: con la caduta della monarchia, con l’avvento della repubblica islamica, il nome sarebbe stato cambiato. A livello fonetico “Iran” sembrerebbe più islamico, arabo come “Iraq”, no?
Sbagliato. L’arabo – come l’ebraico – una lingua semitica, la lingua parlata inizialmente soltanto da tribù della Penisola Arabica, per poi diffondersi nelle terre conquistate dai successori di Maometto.
L’Islam una religione nata nella stessa penisola nel VII sec. d. C. per opera del Profeta, per poi venire diffusa nelle terre conquistate dai suoi successori. Eppure la Persia veniva chiamata tale anche durante la dominazione araba, nonostante una nuova lingua e una nuova religione, imposte dalla conquista: quindi il nome Iran non c’entra nulla con gli Arabi e con l’Islam.
Se invece si nomina la parola Persia, ecco che compaiono le idee di “Impero Persiano; tappeto persiano; gatto persiano”: cos pensiamo a Ciro il Vecchio che liber gli Ebrei dalla deportazione in Babilonia, per poi ricordare le sconfitte di Dario e Serse da parte delle p leis greche, e la conquista di Alessandro di Macedonia; vagheggiamo i motivi floreali e i medaglioni dei tappeti che arredano i migliori salotti; immaginiamo un felino dal pelo molto folto.
Si pensa all’Iran e alla Persia come se fossero due realtà distinte, a ognuna delle quali appartengono diversi aspetti, diverse storie: all’Iran e all’aggettivo iraniano si associano tematiche d’attualità e diffidenza; alla Persia e all’aggettivo persiano si riconduce un’idea di fascino e storia. Inconsciamente si assegnano due valenze diverse alla stessa terra, allo stesso popolo, come se Iran e Persia fossero le due facce della stessa medaglia.
Riflettendoci bene, studiando la storia, ma soprattutto la geografia, o aprendo un atlante o un’enciclopedia, ci si ricorda che si tratta del medesimo Stato. Ma non basta a risolvere la differenza di idee sull’Iran rispetto alla Persia e viceversa. Alcuni sono convinti che l’Iran si chiamasse Persia fino alla rivoluzione del 1979: con la caduta della monarchia, con l’avvento della repubblica islamica, il nome sarebbe stato cambiato. A livello fonetico “Iran” sembrerebbe più islamico, arabo come “Iraq”, no?
Sbagliato. L’arabo – come l’ebraico – una lingua semitica, la lingua parlata inizialmente soltanto da tribù della Penisola Arabica, per poi diffondersi nelle terre conquistate dai successori di Maometto.
L’Islam una religione nata nella stessa penisola nel VII sec. d. C. per opera del Profeta, per poi venire diffusa nelle terre conquistate dai suoi successori. Eppure la Persia veniva chiamata tale anche durante la dominazione araba, nonostante una nuova lingua e una nuova religione, imposte dalla conquista: quindi il nome Iran non c’entra nulla con gli Arabi e con l’Islam.
Il rapporto tra i due nomi, origine e significato
Persia la “terra dei Persiani” – un popolo indoeuropeo, originario del regno di Pars (oggi regione di Fars) – meglio conosciuta come Perside, che si trova a sud dell’odierno Iran. Nel 550 a.C. essi conquistarono il Regno di Media per opera di Ciro il Vecchio, estendendo il regno di Pars e dando cos il nome di Persia a tutto l’impero. Nacque l’impero della dinastia Achemenide – che si sarebbe poi esteso fino alla Tracia e all’Egitto a ovest, fino alla Battriana e all’Indo a est – conquistato da Alessandro il Macedone, nel IV sec. a.C..“Iràn”, letteralmente significa “terra degli Aryàn”, cioè degli Arii, conosciuti anche come popolo degli Ariani (etnia su cui i nazisti fondavano il razzismo in funzione antisemita). I popoli ariani appartengono al ceppo indoeuropeo – dunque non semitico come gli Arabi – e parlavano dialetti che facevano parte della stessa sfera linguistica del sanscrito, del greco, del latino, e quindi diversa dall’arabo, dall’ebraico e dall’aramaico. Gli Arii si stabilirono in India e sull’altopiano a sud del Mar Caspio: dal nome Aryàn deriva, infatti, il nome di Iràn, ovvero dell’altopiano iranico.
Il rapporto tra Iran e Persia era, dunque, quello che intercorre tra geografia fisica e geografia politica: l’Iran apparteneva alla Persia; i Persiani avevano esteso il proprio impero oltre i confini dell’altopiano iranico.
Persia la “terra dei Persiani” – un popolo indoeuropeo, originario del regno di Pars (oggi regione di Fars) – meglio conosciuta come Perside, che si trova a sud dell’odierno Iran. Nel 550 a.C. essi conquistarono il Regno di Media per opera di Ciro il Vecchio, estendendo il regno di Pars e dando cos il nome di Persia a tutto l’impero. Nacque l’impero della dinastia Achemenide – che si sarebbe poi esteso fino alla Tracia e all’Egitto a ovest, fino alla Battriana e all’Indo a est – conquistato da Alessandro il Macedone, nel IV sec. a.C..“Iràn”, letteralmente significa “terra degli Aryàn”, cioè degli Arii, conosciuti anche come popolo degli Ariani (etnia su cui i nazisti fondavano il razzismo in funzione antisemita). I popoli ariani appartengono al ceppo indoeuropeo – dunque non semitico come gli Arabi – e parlavano dialetti che facevano parte della stessa sfera linguistica del sanscrito, del greco, del latino, e quindi diversa dall’arabo, dall’ebraico e dall’aramaico. Gli Arii si stabilirono in India e sull’altopiano a sud del Mar Caspio: dal nome Aryàn deriva, infatti, il nome di Iràn, ovvero dell’altopiano iranico.
Il rapporto tra Iran e Persia era, dunque, quello che intercorre tra geografia fisica e geografia politica: l’Iran apparteneva alla Persia; i Persiani avevano esteso il proprio impero oltre i confini dell’altopiano iranico.
Dall’Impero Persiano allo Stato iraniano
Dopo la morte di Alessandro il Macedone, l’Impero Persiano venne spartito tra i suoi generali (diadochi): l’Iran appartenne ai Seleucidi fino al II sec. a.C., quando rinacque sotto il Regno dei Parti, a cui seguirono, nel III sec. d.C., i Sassanidi, fino alla conquista araba.
Dal VII sec. d.C. al XVI sec. d.C., l’Iran passa sotto il controllo degli Arabi, a cui seguiranno i Turchi Selgiuchidi e i Mongoli: sebbene non esistesse una Persia indipendente, gli abitanti dell’altopiano continuavano a essere chiamati Persiani in Europa, così come continuavano gli scambi commerciali, soprattutto grazie alla “Via della Seta”, che attraversava l’Iran nel percorso verso la Cina.
Soltanto con i Safavidi – che governarono due secoli – si tornò a parlare della Persia anche come Stato indipendente;
il momento in cui gli abitanti dell’Iran abbracceranno la confessione sciita; la capitale Esfahàn, descritta come “Venezia d’Oriente” dagli stessi ambasciatori della Repubblica di Venezia.
Ai Safavidi segue la dinastia azera dei Qajàr: inizia un periodo di indebolimento dell’impero a opera dei Russi a nord, e degli Inglesi a sud, sancito dall’accordo anglo-russo del 1907, in cui si spartiva la Persia in due sfere di influenza.
Con la nascita dell’Iraq a ovest, con la perdita dell’isola di Bahrein a sud, vengono definiti i confini attuali dell’Iran, neutrale durante il primo conflitto mondiale. Dopo la Prima Guerra Mondiale, i confini della Persia coincisero con quelli dell’attuale Iran. Nel 1925 Reza Khan divenne shah (re), dando vita all’ultima dinastia regnante, i Pahlavì. Inizia una politica nazionalista, mirata alla modernizzazione della Persia dal punto di vista economico-sociale – su modello del contemporaneo Ataturk – attraverso la delegittimazione del clero, la sanguinosa repressione delle tribù nomadi dell’Iran, il divieto alle donne di indossare il velo in luogo pubblico.
Reza Shah vuole un Paese moderno, anche sotto l’aspetto politico-sociale: nel 1935 cambia la denominazione dello Stato, da Persia a Iran. Non si tratta di un’innovazione, bensì della rievocazione di un nome antico, quasi mitico, dei popoli che abitavano l’intero altopiano; inoltre, il nome “Persia” più indicativo per gli Europei che per gli stessi “Persiani”. Reza Shah realizza una rottura con la tradizione geopolitica internazionale, imponendo il nome “Iran”, che racchiude tutti i popoli iranici e non soltanto gli Achemenidi. Ma Reza Shah sigla accordi di cooperazione economica-industriale con l’Italia e la Germania, suscitando nella Gran Bretagna la preoccupazione di un’alleanza con i Paesi dell’Asse. Preoccupazione che porter, nel 1941, all’invasione dell’Iran da parte dei Paesi Alleati, obbligando Reza Shah all’abdicazione e all’esilio. Salirà al trono il figlio, Mohammad Reza Pahlavì – l’ultimo shah –, che diventa portatore di una politica filo-americana. Con lo shah Mohammad Reza Pahlav, nel 1971, si assiste agli storici festeggiamenti dei 2500 anni di Impero Persiano: cerimonie nel lusso, sfilate in costumi d’epoca, rievocazioni storiche, rappresentazioni teatrali, giochi sportivi. Il tutto al cospetto dei Capi di Governo o delle ex Case regnanti di tutto il mondo, invitate alla celebrazione di un Iran che continua l’Impero Persiano, rivelando il legame inscindibile Iran-Persia.
La rivoluzione islamica segna il tramonto della monarchia in Iran, del nuovo impero di Persia; dal 1979 la denominazione ufficiale è Repubblica Islamica dell’Iran: iraniano è tutto ciò che la riguarda, mentre persiano è ciò che le appartiene – basta chiederlo a ogni iraniano.
Saman Javadi
Articolo pubblicato su “Il Piccolo”, bimestrale dell’Associazione Cardinal Ferrari della Compagnia di San Paolo (Milano) – pubblicato sul numero di Gennaio-Febbraio 2008.
Dopo la morte di Alessandro il Macedone, l’Impero Persiano venne spartito tra i suoi generali (diadochi): l’Iran appartenne ai Seleucidi fino al II sec. a.C., quando rinacque sotto il Regno dei Parti, a cui seguirono, nel III sec. d.C., i Sassanidi, fino alla conquista araba.
Dal VII sec. d.C. al XVI sec. d.C., l’Iran passa sotto il controllo degli Arabi, a cui seguiranno i Turchi Selgiuchidi e i Mongoli: sebbene non esistesse una Persia indipendente, gli abitanti dell’altopiano continuavano a essere chiamati Persiani in Europa, così come continuavano gli scambi commerciali, soprattutto grazie alla “Via della Seta”, che attraversava l’Iran nel percorso verso la Cina.
Soltanto con i Safavidi – che governarono due secoli – si tornò a parlare della Persia anche come Stato indipendente;
il momento in cui gli abitanti dell’Iran abbracceranno la confessione sciita; la capitale Esfahàn, descritta come “Venezia d’Oriente” dagli stessi ambasciatori della Repubblica di Venezia.
Ai Safavidi segue la dinastia azera dei Qajàr: inizia un periodo di indebolimento dell’impero a opera dei Russi a nord, e degli Inglesi a sud, sancito dall’accordo anglo-russo del 1907, in cui si spartiva la Persia in due sfere di influenza.
Con la nascita dell’Iraq a ovest, con la perdita dell’isola di Bahrein a sud, vengono definiti i confini attuali dell’Iran, neutrale durante il primo conflitto mondiale. Dopo la Prima Guerra Mondiale, i confini della Persia coincisero con quelli dell’attuale Iran. Nel 1925 Reza Khan divenne shah (re), dando vita all’ultima dinastia regnante, i Pahlavì. Inizia una politica nazionalista, mirata alla modernizzazione della Persia dal punto di vista economico-sociale – su modello del contemporaneo Ataturk – attraverso la delegittimazione del clero, la sanguinosa repressione delle tribù nomadi dell’Iran, il divieto alle donne di indossare il velo in luogo pubblico.
Reza Shah vuole un Paese moderno, anche sotto l’aspetto politico-sociale: nel 1935 cambia la denominazione dello Stato, da Persia a Iran. Non si tratta di un’innovazione, bensì della rievocazione di un nome antico, quasi mitico, dei popoli che abitavano l’intero altopiano; inoltre, il nome “Persia” più indicativo per gli Europei che per gli stessi “Persiani”. Reza Shah realizza una rottura con la tradizione geopolitica internazionale, imponendo il nome “Iran”, che racchiude tutti i popoli iranici e non soltanto gli Achemenidi. Ma Reza Shah sigla accordi di cooperazione economica-industriale con l’Italia e la Germania, suscitando nella Gran Bretagna la preoccupazione di un’alleanza con i Paesi dell’Asse. Preoccupazione che porter, nel 1941, all’invasione dell’Iran da parte dei Paesi Alleati, obbligando Reza Shah all’abdicazione e all’esilio. Salirà al trono il figlio, Mohammad Reza Pahlavì – l’ultimo shah –, che diventa portatore di una politica filo-americana. Con lo shah Mohammad Reza Pahlav, nel 1971, si assiste agli storici festeggiamenti dei 2500 anni di Impero Persiano: cerimonie nel lusso, sfilate in costumi d’epoca, rievocazioni storiche, rappresentazioni teatrali, giochi sportivi. Il tutto al cospetto dei Capi di Governo o delle ex Case regnanti di tutto il mondo, invitate alla celebrazione di un Iran che continua l’Impero Persiano, rivelando il legame inscindibile Iran-Persia.
La rivoluzione islamica segna il tramonto della monarchia in Iran, del nuovo impero di Persia; dal 1979 la denominazione ufficiale è Repubblica Islamica dell’Iran: iraniano è tutto ciò che la riguarda, mentre persiano è ciò che le appartiene – basta chiederlo a ogni iraniano.
Saman Javadi
Articolo pubblicato su “Il Piccolo”, bimestrale dell’Associazione Cardinal Ferrari della Compagnia di San Paolo (Milano) – pubblicato sul numero di Gennaio-Febbraio 2008.